sabato 5 novembre 2016

Dr. House


... se no, è lupus .

Un uomo sta bene, conduce la sua vita nella normalità ed un giorno, senza preavvisi, un malore gli rivela che qualche cosa nel suo corpo non va, anche se non è chiaro di che cosa sia, e mette a repentaglio la sua vita.
Ecco il contesto di ogni episodio, e della vita stessa dello straordinario personaggio del Dottor House, primario del reparto di Diagnostica in una clinica americana.
Dotato di un'intelligenza superiore alla norma, acuto osservatore e conoscitore della razza umana, intuitivo, fantasioso e sprezzante degli schemi vive il proprio lavoro mosso da un'unica molla: la risoluzione  dei rompicapo. Di fronte a questo non riesce a fermarsi, ed è per questo che accetta solo casi complessi e che altri non sono riusciti a risolvere; tutto il resto lo annoia.
House non svolge direttamente le anamnesi, perchè la sua esperienza della vita e del lavoro lo portano ad un sostanziale postulato: tutti mentono.
Mentire è proprio dell'essere umano, è una debolezza comune, poichè tutti hanno qualche cosa da nascondere, alla famiglia, ai colleghi, alle autorità o, peggio, a se stessi. 
Per trovare indizi e cause delle malattie è indispensabile arrivare a ciò che non viene detto. Una malattia venerea deriva da un tradimento, l'avvelenamento da una tossina assunta con droghe che non si vogliono confessare, o in luoghi dove non si vuole dire di essere stati. 
House lavora alla sistematica distruzione di bugie, che rivela di fronte a tutti i coinvolti mettendoli a confronto, per cogliere in quell'imbarazzante frangente l'indizio, la verità mancante necessaria alla risoluzione del caso.
In questo modo, quasi sempre guarisce il paziente, e la catarsi che induce rinsalda o distrugge famiglie e rapporti. Di questo aspetto egli non si cura, perchè prova disprezzo per le vite costruite sulle bugie, e non ritiene suo compito occuparsi delle conseguenze derivanti da come altri vogliano risolvere la propria esistenza.
Ipocrisia  e religione scatenano le sue ire peggiori. L'altruismo è per lui una scusa, un modo meschino per mascherare esigenze di soddisfazione personale che si basano sempre su ben altro. Credere in un Dio è irrazionale ed equivale ad arrendersi, non affrontare ciò che invece tocca risolvere all'uomo.
Per mantenere lucido il proprio giudizio non entra quasi mai in contatto con i suoi pazienti, che lascia nelle mani del suo team.
Ogni volta che un suo dottore entra in empatia con un paziente, o al contrario lo disprezza conoscendone la storia, House costringe con continue vessazioni psicologiche il proprio medico a capire l'origine interiore del proprio coinvolgimento. Al termine dei casi, il medico è spesso portato dai fatti a confessare quanto House avesse visto giusto, e come il coinvolgimento abbia danneggiato la visione d'insieme e di conseguenza la diagnosi.  Al di là dei singoli casi medici, House non può esimersi, nei confronti di chi gli sta più vicino, di rilevare le incongruenze, le piccole dipendenze, i sentimentalismi e tutte le debolezze psicologiche esistenti in ogni essere umano. Una volta individuato il 'difetto', House attacca crudelmente buttando a mare la riservatezza, la discrezione mettendo in scena complicati e cattivi scherzi che vanno ad insistere e a pungere proprio quell'aspetto irrisolto, generando umiliazione e sofferenza, mettendo così a nudo la realtà del problema da costringere la persona oggetto dell'assalto a scegliere tra due possibilità: andarsene insultandolo o ammettere che House aveva ragione, maturando e lasciando alle proprie spalle quell'irrisolto aspetto di sè.
E' in questo costante conflitto che vive il suo team. Spesso in rottura con House, a volte grato a lui per aver fatto luce in un angolo in ombra della propria vita. Quando uno di loro pensa, però, di avere per questo acquistato in lui un amico, House è pronto con una nova doccia fredda. Dall'amicizia le convenzioni si aspettano empatia, qualcuno a cui parlare dei propri problemi, a cui chiedere favori, magari appellandosi al dovere che un'amicizia impone ed  innescando leve sul senso di colpa. A tutto questo House si sottrae candidamente e brutalmente, dichiarando magari che trova più divertente passare la serata guardando un film porno piuttosto che ascoltare uno che si lagna.
House per queste ragioni viene tacciato di egoismo, di pensare solo a se stesso; il che è vero, ma è altrettanto vero che intimamente tutti sanno che, pur rifiutando ogni convenzione, House sa provare amicizia e amore,solo che è incapace per forma mentale di manifestarli seguendo l'umano corollario dei gesti sociali e della risoluzione delle altrui aspettative.
Questo è l'aspetto più avvincente del personaggio, che nel momento in cui si è portati a giudicare nel più negativo dei modi, ecco che, quando una persona vicino a lui si trova ad un bivio esistenziale, House c'è, se ne avvede e contribuisce a facilitarne la risoluzione.
Altro elemento cardine del personaggio è il dolore. Zoppo e vittima da anni di dolori lancinanti alla gamba malata è oramai dipendente da forti antidolorifici, e questo non fa che consolidare la sua razionale e cruda idea della vita. la vita fa schifo. è dolore, e la felicità sono i momenti in assenza di dolore.
Tuttavia, ogni giorno combatte la sua battaglia zoppicante, rifiuta ed ironizza sulla compassione dedicata allo zoppo, compassione che strumentalizza, usa o beffeggia a seconda dei i casi con un cinismo pari a quello che riserva ai fatti altrui. Questo suo costante modo di dover vivere col dolore lo rende furibondo verso chi, malato, si arrende. oltre la resa c'è la morte, oltre la morte il nulla.
Per preservare una vita, per giungere alla diagnosi è pronto a calpestare i diritti del paziente, a non informarlo sulle procedure, ad agire contro il suo consenso.
Su questo cardine si apre spesso nella trama il conflitto etico, Innestato inevitabilmente a quello morale. House vuole realmente salvare quelle vite o solo giungere al termine del rompicapo, ovvero raggiungere la vera diagnosi?  La realtà è che in House le due risposte sono così fittamente correlate da non poter dare una risposta univoca. Nei fatti, pur di aggiungere due ore di vita al paziente, e quindi di tempo alla risoluzione del caso, House è disposto a mandare a monte la propria stessa vita, facendolo galleggiare costantemente tra il ruolo di eroe e quello di pazzo.
La precisa disamina delle debolezze umane, la profonda capacità di cogliere i difetti nell'umanità degli altri non fanno di House una persona forte, anzi, la più debole tra tutte. 
Come tutti soffre, più degli altri mente, anche se non per nascondimento ma per gioco, o finalizzato al raggiungimento delle proprie necessità. Il disprezzo verso chi non risolve le proprie incongruenze e verso le convenzioni lo rende arrogante, antipatico, sociopatico e quindi sostanzialmente solo. Appare tuttavia cristallino e 'puro' nei suoi difetti più di chiunque altro, se non altro per la propria capacità di conoscerli senza nascondimento e di accettarli per ciò che sono senza ipocrisie.
Nonostante gli episodi siano molto spesso divertenti  forse la sintesi più vera che si può trarre è che la vita non è bella, anche se è l'unica cosa possibile; i buoni sentimenti hanno spesso radici non tanto nobili, anche se ci consentono una vita più giustificata, gli affetti e le relazioni sono sempre ammorbati da implicazioni nocive alla verità ed alla  risoluzione di ciò che realmente siamo, ma sottostiamo al compromesso perchè l'ordine che ne deriva ci dà una parvenza di serenità. Una volta che, però, la verità viene svelata, diventa impossibile non tenerne conto, e rimaniamo noi stessi, da soli, a fare i conti con quel che resta. Quando la verità è svelata non si torna più indietro, ed è impossibile allestire nuovamente una finzione.
Forse è proprio per questo agghiacciante scorcio di essenza che ogni dottore del team di House teme una cosa più di ogni altra: che essere bravi diagnosti come House li faccia diventare come lui.

- serie conclusa -
 mio voto alla serie: sicuramente 3 telle

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